LA LOGICA DEL CUORE - LOGICAL AFFAIRS OF THE HEART #9
Una rubrica mensile dedicata ai problemi sentimentali “millennial” per tutti quelli che seguono Hook, firmata immancabilmente dal nostro Esperto.
A monthly column that tackles the matters of the heart of our millennial era, for all of our loyal followers, penned by our Expert, our advice columnist.
Negli episodi precedenti avete conosciuto il nostro filosofo della scienza, il sedicente Esperto e discusso altri problemi. Sarà la voce, cari seguaci di Hook, della rubrica La logica del Cuore, che analizzerà secondo i dettami della logica classica i vostri problemi d’amore. Sarà qui per voi ogni mese. Vi invitiamo a scrivergli e sottoporgli i vostri dilemmi. Lui vi darà risposte esatte.
In the previous episodes you met our brilliant scholar of Philosophy of Science, our self-appointed Expert who discussed other issues. He will guide you, our trusted Hook readers, through this column The Logical Affairs of the Heart, analyzing your modern romantic problems, through the lens of Classical Logic. He’ll be here for you every month. Feel free to write him your most intimate doubts and open up to him. He will always have the right answer.
The English Version is right below the Italian one.
Caro Esperto,
Scoparci è favoloso, mi scaldo solo a guardarla. Su quello va tutto benissimo. Ma, c’è un però. Gloria ha anche un carattere veramente orrendo. Si fa sentire quando vuole lei, alterna sapientemente momenti nei quali è affettuosa e altri dove invece mostra una freddezza algoritmica. E io ci sto male. So di provare qualcosa per lei. Ma non so cosa. A volte mi dico che credo non sia amore, ma solo infatuazione. Però poi divento geloso come se stessimo insieme da dieci anni.
Non so davvero cosa so.
Non mi fido nemmeno più delle mie sensazioni. Sto davvero impazzendo!
Puoi darmi una mano?
Ti ringrazio davvero.
Con stima Paolo.
Caro Paolo,
dalla mancanza di equilibrio (stilistico e lessicale) della tua lettera intuisco che stai effettivamente impazzendo.
Se ho ben inteso, tu vorresti separare bene ciò che viene partorito dentro il tuo cranio da ciò che invece nasce dall’aumento di volume dei corpi cavernosi.
Purtroppo per te, le moderne neuroscienze e le teorie della mente incarnata sembrano suggerire che questa operazione sia destinata a fallire.
Tuttavia, grazie alla logica epistemica, forse posso darti qualche spunto di riflessione.
Se avrai la pazienza di leggere e non vorrai cedere alla tua biliosa indole.
Le logiche epistemiche (dal greco “episteme”, conoscenza) sono una famiglia di logiche che hanno come area di ricerca gli approcci logici alla conoscenza (ciò che sai) e alla credenza (ciò che credi).
La maniera più diffusa di trattare in modo logico la conoscenza è attraverso un approccio modale. Ho già discusso cosa si la logica modale rispondendo a un altro disperato ignorante come te, quindi non mi dilungherò di nuovo, leggitela.
Veniamo dunque a noi.
Generalmente, conoscenza e credenza sono rappresentate tramite due operatori modali “S” (sapere) e “C” (credere). Spesso si aggiunge anche una piccola lettera, a fianco dell’operatore, che indica colui che incarna quell’azione.
Ti stai perdendo? Ti faccio un esempio.
Prendi i due operatori “S” e “C”, immagina che la lettera “p” stia ad indicare te stesso e che la lettera greca “φ” una qualsiasi espressione dichiarativa come “piove”, “la Luna è il satellite della Terra” o “essere intelligente”.
Quindi, Spφ e Cpφ vanno quindi letti, rispettivamente “Paolo sa phi” e “Paolo crede che phi”. A seconda di cosa si sia scelto per “phi”, diventano, per esempio “Paolo sa che piove” (cosa che credo ti riesca facile guardando dalla finestra) oppure “Paolo crede di essere intelligente” (no comment).
Le logiche epistemiche consentono di investigare formalmente le implicazioni delle assunzioni che si vogliono adottare.
Ad esempio, normalmente si pensa che “conoscere” significhi comprendere come stanno le cose (insomma non si può sapere una cosa falsa). Quindi, preso al posto di Paolo un qualsiasi soggetto capace di conoscere “i”, la formula
Siφ → φ
afferma che sapere qualcosa significa che quel qualcosa è vero.
Su questa linea interpretativa, la formula
Siφ → SiSiφ
afferma che se sai qualcosa, allora sai di saperla (un fenomeno detto introspezione positiva).
Un altro principio (detto talvolta introspezione negativa) si esprime con la formula ¬Siφ → Si¬Siφ, che di fatto sostiene che se non sai qualcosa, allora sai di non saperla (lo stesso, vale anche per il credere, ¬Ciφ →Ci¬Ciφ, cioè che se non credo a qualcosa, credo di non crederci).
Ma ora concentrati invece sulla parte relative alle credenze (a volte questa parte della logica è detta doxastica). E sul loro rapporto con il sapere.
A senso vale Siφ→Ciφ che rappresenta bene come il sapere qualcosa implica il crederlo. Inoltre, pare sensata anche Ciφ→SiCiφ, che ci dice che se si crede a qualcosa, allora si sa di crederci.
Tuttavia su altri aspetti dovresti convenire sul fatto che le cose cambiano. Infatti quando si parla di convinzioni, a differenza che per l’operatore di conoscenza, il principio Ciφ → φ non può valere (cioè se credi a qualcosa non significa che quella cosa sia vera).
Per cui se credi di amare Gloria, per quanto i numeri circensi che sa fare a letto ti facciano sbarellare, non è detto che sia vero.
Purtroppo le convinzioni, quando ben radicate, e soprattutto se a fondarle c’è una tessitrice d’amore come Gloria, risultano molto vicine alla conoscenza, quantomeno nella nostra percezione in prima persona.
E infatti, purtroppo o per fortuna, c’è anche la seguente formula, Ciφ→CiSiφ, che ci rivela come, se si crede in qualcosa, si crede di saperla.
Qui le cose si complicano (e quindi non mi meraviglio che tu sia impantanato), ma arriviamo proprio al succo della questione.
Sebbene alcuni dei principi menzionati possano sembrare sensati e del tutto innocui, presi per conto proprio, se si combinano con certe assunzioni sul credere e il sapere (di specifiche logiche epistemiche, ma non entriamo nei dettagli) possono tuttavia portare a conclusioni contro-intuitive.
Da queste assunzioni risulta dimostrabile formalmente che CiSiφ→Siφ e cioè che se credi di sapere qualcosa allora la sai.
Che è esattamente il TUO problema.
Inoltre, giocando con questi principi si può giungere all’indesiderato collasso degli operatori, in formule Siφ↔Ciφ, per cui sapere e credere diventano logicamente equivalenti, qualcosa che accade ai fanatici religiosi, ai sostenitori delle teorie del complotto e probabilmente alla tua cocciutaggine amorosa.
Chiaramente queste relazioni dipendono dall’idea che hai di “conoscere” e di “credere”. Se cambi le assunzioni cambierà anche il modo di rappresentare queste relazioni. Senza sfinirti con dettagli che non capiresti, per evitare questo tipo di collasso dovresti lavorare sui principi.
Per esempio, rinunciando all’introspezione negativa, potresti evitare questo spiacevole esito. Alla luce di quanto detto, ecco quindi il mio consiglio: quando senti qualcosa che si agita nel tuo animo (e non solo) cerca anzitutto di capire se è qualcosa che sai o che credi. E poi chiediti cosa intendi per “conoscere” e “credere”.
Credo che così, conoscerai meglio le ragioni del tuo cuore.
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Dear Expert,
I trust you’ll help me make sense of something I’m struggling with that’s driving me crazy. I’ve dated a young woman named Gloria for six months. I’ll cut to the chase. Gloria is stunning. There’s a huge physical attraction, a tension that you can cut with a knife. Sex is awesome and I get turned on just by looking at her. I can’t complain in that department. But, there’s always a but. Gloria has a terrible personality. She decides when to call me, at her whim, she alternates moments of affection with others of robotic detachment. And it makes me feel bad.I know I feel something special for her, but I don’t know what to call it. I often tell myself this isn’t real Love but just an infatuation, but then I get jealous as if we were a serious couple.
I truly don’t know what I know.
I don’t trust my gut, my feelings either.
I’m losing my mind!
Can you help me?
Thank you so much,with admiration,
Paolo
Dear Paolo,
judging from the unbalanced tone (in terms of form and content) of your letter you’re definitely losing your mind.
If I got it right, you’d like to be able to separate what comes out of your brain from what comes from the impulses that you get from your nether regions and their tissues…
Unfortunately for you, modern neuroscience and the theories of Embodied Cognition seem to suggest that you’re doomed to fail.
However, thanks to epistemic logic, perhaps I can give you some food for thought.
If you are patient enough to read until the end and you don't get too impulsive.
Epistemic logics (from the Greek “episteme”, knowledge) are a family of logics whose research area analyzes the logical approaches to Knowledge (what you know) and to Belief (what you believe).
The most common way of dealing with Knowledge logically is through a modal approach. I've already discussed what modal logic is by answering another desperate ignorant person like you, so I won't go into it again, read it.
So back to us.
Generally, Knowledge and Belief are represented by two modal operators "S" (knowing) and "C" (believing). A small letter is also usually added, next to the operator, which indicates the person who embodies that action.
Are you lost? I'll give you an example.
Take the two operators "S" and “C”; imagine that the letter "p" stands for yourself and that the Greek letter "φ" for any declarative sentence such as "it rains", "the Moon is the Earth’s satellite" or "Be smart".
Therefore, Spφ and Cpφ should therefore be read, respectively “Paul knows phi” and “Paul believes that phi”. Depending on what you have chosen for "phi", they become, for example, "Paul knows that it rains" (which I think you can figure out easily looking out the window) or "Paul thinks he is intelligent" (no comment).
Epistemic logics make it possible to formally investigate the implications of the assumptions you want to adopt.
For example, we orally think that "knowing" means understanding how things are (in short, one cannot know something false). Therefore, substituting Paul with any subject capable of knowing "i", the formula
Siφ → φ
states that knowing something means that something is true.
On this line of interpretation, the formula
Siφ → SiSiφ
states that if you know something, then you know you do (a phenomenon called positive introspection).
Another principle (sometimes called negative introspection) is expressed with the formula ¬Siφ → Si¬Siφ, which in fact holds that if you do not know something, then you know that you do not know it (the same is also true for believing, ¬Ciφ → Ci ¬Ciφ, that is, if I don't believe in something, I think I don't believe it).
But now focus on the Belief part instead (sometimes this part of logic is called doxastic). And on its relationship with Knowledge.
At first glance Siφ → Ciφ makes sense: it represents how knowing something implies believing it. Furthermore, Ciφ → SiCiφ also makes sense: it tells us that if you believe something, then you know you believe it.
However when it comes to other contexts you should agree that things change. In fact, when we talk about beliefs, unlike when we consider Knowledge, the principle Ciφ → φ cannot be valid (that is, if you believe in something it does not mean that that thing is true).
So if you think you love Gloria, in spite how wild she is in bed and how much you feel on cloud 9, that's not necessarily true.
Unfortunately, beliefs, when well rooted, and especially if they are created by someone who an manipulate your love like Gloria, are very close to knowledge, at least in our first-person perception.
And in fact, unfortunately or fortunately, there is also the following formula, Ciφ → CiSiφ, which reveals to us how, if you believe in something, you think you know it.
Here things get complicated (and so I am not surprised that you are feeling drained), but let's get to the heart of the matter.
Although some of the principles mentioned may seem sensible and quite harmless, taken on their own, if combined with certain assumptions about Belief and Knowledge (of specific epistemic logics, but let's not go into detail) they can nevertheless lead to counter-intuitive conclusions.
From these assumptions it is formally demonstrable that CiSiφ → Siφ or better: if you think you know something then you know it.
Which is exactly YOUR problem.
Furthermore, playing with these principles can lead to the operators collapsing, with formulas such as Siφ ↔Ciφ formulas, where knowing and believing become logically equivalent, something that happens to religious fanatics, to supporters of conspiracy theories and probably to you with your romantic obsessions.
Clearly these relationships depend on the idea you have of "knowing" and "believing". If you change your assumptions, the way you represent these relationships will also change. Without making yourself exhausted with all the details that you wouldn’t understand, in order to avoid this type of collapse you should work on the principles.
For example, by giving up negative introspection, you could avoid this unpleasant outcome.
Given all that we’ve discussed, here’s my advice: when you feel something stirring your soul (and your body) try first of all to understand if it is something you know or believe. And then ask yourself what you mean by "knowing" and "believing".
I’m sure that by doing that, you will have a better understanding of the reasons of your heart.