BLU DI PRUSSIA E ALTRE TINTURE by Marta Spizzichino

Cavallo di ebano, Chagall, 1948

Cavallo di ebano, Chagall, 1948

Blu di Prussia e altre tinture

“Oggi l’azoto abbonda, ma nei secoli passati si combatterono guerre sanguinose per controllare il traffico degli escrementi di pipistrelli e volatili, e le tombe dei faraoni vennero saccheggiate da ladri che non erano in cerca di oro e gioielli, ma dell’azoto nascosto nelle ossa delle mummie e delle migliaia di schiavi sepolti con loro”.

Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Benjamín Labatut, Adelphi

C’è un filo rosso che lega il cianuro, le mandorle amare, il blu di Prussia e lo Zyklon B, l’agente tossico usato nelle camere a gas di alcuni campi di sterminio nazisti. Il filo rosso è la chimica del carbonio e dell’azoto, che sotto forma di amigdalina rende tossici anche i semi di pesco, albicocco e ciliegio.

Era il XVIII secolo e il mondo dell’arte impazzì per l’economico Blu di Prussia, che in poco tempo si sostituì, come scrive l’autore, all’oltremare: “il più raffinato e costoso dei pigmenti blu, ottenuto dalla macinazione dei lapislazzuli estratti dalle miniere nella valle del fiume Kokcha, in Afghanistan”.

Fu il produttore svizzero di pigmenti Johann Jacob Diesbach che lo creò per errore, intento com’era a riprodurre il carminio, ottenuto a partire dalla polverizzazione di milioni di cocciniglie femmine gravide, insetti più delicati dei bachi da seta che tingono di rosso ancora oggi liquori, rossetti e yogurt ai mirtilli. Mentre aggiungeva cremor tartaro - sale di potassio dell’acido tartarico - ai resti essiccati degli animali, Diesbach sognava di metter fine al monopolio che la monarchia spagnola esercitava da quando i conquistadores sottrassero ai nativi americani la cocciniglia appunto, insetto infestante di Cactus diffusi in centro e Sud America.

Afflitto, il fabbricante svizzero non ottenne né l’agognato rosso rubino tipico delle cocciniglie del carminio né l’hsbd iryt, “il colore originario del cielo, il blu con cui gli egizi dipingevano la pelle degli dèi”, la cui composizione, sottratta da un sacerdote greco, sarebbe andata perduta con il crollo dell’Impero romano.

Il nuovo colore venne denominato blu di Prussia e fece arricchire non l’inventore ma il suo finanziatore: l’intraprendente entomologo e linguista Johann Leonhard Frisch che lo vendette alle botteghe dei migliori artisti europei, con i cui proventi avviò la prima bachicoltura prussiana.

Il blu di Prussia, o ferrocianuro ferrico, non sarebbe però esistito se nella bottega del signor Diesbach non fosse stato presente l’alchimista Johann Konrad Dippel, per alcuni teologo pietista e filosofo, per altri ciarlatano.

Visitato da Mary Shelley nel castello in cui abitava, si pensa sia stato lui a ispirare il personaggio di Victor Frankenstein.

Quel blu avrebbe di lì a poco tinto il cielo della Notte Stellata di Van Gogh, le acque della Grande onda di Kanagawa di Hokusai e l’uniforme della fanteria dell’esercito prussiano.

Solo nel 1782 il chimico Carl Wilhelm Scheele, facendolo reagire con l’acido solforico, avrebbe scoperto il cianuro o per i più romantici acido prussico.

Passarono due secoli e questo divenne un veleno molto conosciuto, responsabile della morte di Adolf Hitler, Hermann Göring e Jim Jones, oltre che fautore del più grande suicidio di massa finora documentato.

Leggenda vuole che tracce di cianuro fossero state trovate anche nella mela morsa da Turing, che condannato per omosessualità si vide costretto a scegliere tra una pena di due anni di carcere e la castrazione chimica. La depressione causata dai trattamenti con estrogeni lo condussero al suicidio provocato appunto da cianuro di potassio.

L’acido cianidrico (HCN), i cui sali sono i cianuri, divenne invece il costituente principale dello Zyklon B, un gas pesticida talmente violento da essere impiegato nelle esecuzioni di massa ad opera dei nazisti.

Zyklon B, ciclone in italiano, fu creato da Fritz Haber, chimico tedesco ebreo che vinse nel 1918 il Premio Nobel per aver sintetizzato l’ammoniaca a partire da azoto e idrogeno molecolare.

Fu così che Haber, sfruttando una risorsa pressoché illimitata, risolse la questione derivante dalla penuria dei fertilizzanti azotati, eliminando in tronco il problema delle carestie.

Personaggio complesso, convertitosi al cristianesimo in giovane età, salvatore dell’umanità e criminale al contempo.

Con l’avvento del nazismo fu costretto a lasciare la Germania ed emigrare in Palestina. La morte però lo colse a Basilea nel 1934 e non seppe mai che il pesticida da lui prodotto sarebbe stato utilizzato pochi anni più tardi dai nazisti per uccidere parenti e molti altri ebrei “morti accovacciati, con i muscoli irrigiditi e la pelle ricoperta di macchie rosse e verdi”.

Le ceneri di quei corpi divennero concime per le terre di Auschwitz che, secondo la guida che incontrai nel campo durante il mio viaggio in Polonia, le rendono tutt’ora rigogliose. A suo dire per ogni fioritura c’è un addetto alla recisione dei fiori; in un luogo di morte non c’è spazio per alcuna forma di vita.

Blu di cielo, Kandinskij, 1940

Blu di cielo, Kandinskij, 1940

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