BOLINAS PRIDE by Benedetta Faedi
English text below the Italian one
Sono nata nel 1863 sulla punta estrema di una sponda del canale che divide il paese di Bolinas da Stinson Beach a nord della California. La comunità di pescatori, che per prima sbarcò su questa insenatura sottile come un’acciuga, mi costruì inchiodando semplici assi di legno, appena in tempo per ripararsi dalle imminenti tempeste autunnali. Una mano di bianco, che ancora mi distingue, guidava i naviganti che si avventuravano attraverso queste acque solcate dagli squali e increspate dal vento rabbioso.
Per decenni, ho offerto rifugio alle piccole imbarcazioni che attraccavano ai miei ormeggi in balia delle onde impetuose. Ancora sento il cigolio degli stivali pieni di acqua dei marinai che si trascinavano stremati e intirizziti dal freddo intorno al camino. Il crepitio del fuoco trasportava velocemente i miei ospiti in un sonno senza sogni. Al risveglio, si stupivano davanti all’alba che schiarisce la linea continua dell’orizzonte, al volo degli uccelli marini nel cielo senza nuvole. Non c’era al mondo posto più bello.
Nel 1924 una mareggiata mi spazzò via in un colpo. Le mie tavole galleggiarono alla deriva per giorni, fino a ritornare sulla battigia marcite e impregnate di spuma. Per anni, di me rimasero solo i pali delle fondamenta su cui gli aironi e i gabbiani sostavano per riprendere fiato. Il tempo non era più scandito dai passi dei viaggiatori, ma dal ritmo della marea che si stendeva e si ritirava come una coperta sulla laguna circostante.
Finalmente, nel 1938, gli abitanti di Bolinas mi ricostruirono sostituendo i miei spunzoni di legno, infilzati nel fango come coltelli sanguinanti di solitudine, con pilastri di ferro. Sopra la porta d’ingresso, con un colpo di martello, fissarono l’insegna con il mio nome: Bolinas Pride. Da ostello che ero, fui trasformata nella prima biblioteca pubblica del paese. Negli ultimi decenni, i miei libri hanno confortato poeti e sognatori; le mie carte nautiche hanno raccontato litorali e fondali marini, pericoli e riposi; il mio balcone, che da un lato guarda l’oceano aperto e dall’altro la bruma che evapora nel mattino, ha ispirato fotografi e dilettanti pittori. Ma la mia vera fierezza è che in mezzo ai miei scaffali, su questo lembo di terra minacciato dai terremoti, generazioni intere hanno stentatamente imparato a leggere, diventando più libere e coraggiose, e che l’orgoglio che le accumuna continuerà a risollevarle, come l’arcobaleno che appare dietro la scogliera dopo ogni burrasca.
I was born in 1863 on the furthermost tip of a bank of the canal that separates the town of Bolinas from Stinson Beach in northern California. The fishing community, that first landed on this narrow cove, as thin as an anchovy, built me by nailing plain wooden planks, just in time to take shelter from the upcoming storms in the Fall. A coat of white paint, which still makes me stand out, guided the sailors who ventured through these waters furrowed by sharks and rippled by the angry wind.
For decades, I have welcomed, like refugees, the small boats that docked at my moorings at the mercy of the rushing waves. I can still hear the creaking of the sailor’s boots full of water; they dragged themselves to the fireplace exhausted and numb from the cold. The crackle of the fire quickly carried my guests into a dreamless sleep. Upon awakening, they were in awe of the dawn illuminating the seemingly infinite line of the horizon, of the flight of sea birds in the cloudless sky. There was no more beautiful place in the world.
In 1924 a storm swept me away with one stroke of its hands. My boards floated adrift for days, until they returned to the rotten and foam-soaked shoreline. For years, I was left alone with nothing but the foundation posts on which the herons and seagulls paused to catch their breath. Time was no longer marked by the footsteps of travelers, but by the rhythm of the tide that spread and retreated like a blanket over the surrounding lagoon.
Finally, in 1938, the people of Bolinas rebuilt me by replacing my wooden spikes, stuck in the mud like knives bleeding from solitude, with iron pillars. Above the front door, with a hammer blow, they plastered the sign with my name: Bolinas Pride. I went from being a hostel to becoming the first public library in the country. In recent decades,my books have comforted poets and dreamers; my nautical charts have shared stories of coasts and seabeds, dangers and rests; my balcony, which on one side overlooks the open ocean and on the other the mist that evaporates in the morning, has inspired photographers and amateur painters. But my real pride is that in the midst of my shelves, on this strip of land threatened by earthquakes, entire generations have with difficulty learned to read, becoming more free and courageous, and that the pride that accumulates them will continue to raise them, like the rainbow that appears behind the cliff after each storm.
Allieva di Leo Benvenuti all’ A.N.A.C., sceneggiatrice per la televisione e assistente alla regia per il teatro, Benedetta Faedi si è laureata in Giurisprudenza a Roma, ha studiato e lavorato a Londra, e ha conseguito un dottorato a Stanford in California. Ha pubblicato i libri Gender and Violence in Haiti: Women's Path from Victims to Agents (Rutgers UP, 2014) e International Perspectives and Empirical Findings on Child Participation (OUP, 2015) oltre a numerosi articoli sulla discriminazione e violenza di genere, e i diritti dei bambini. Vive a San Francisco dove insegna all’università. Collabora con Limina. Le sue storie e i miei racconti sono stati o saranno pubblicati su Nazione Indiana, Blam, Coye Periferie Letterarie e Morel, voci dall'isola.